Borgo Vittoria ha una storia molto interessante. Fino alla prima metà dell’ottocento, la zona ora occupata dal popoloso quartiere era aperta campagna, e per i torinesi che abitavano in città arrivare fino in quei luoghi ricchi di osterie e trattorie, come anche giungere fino alla Madonna di Campagna o Lucento, era un viaggio non privo d’impegno e d’avventura.

Quindi terre coltivate, un continuo diramarsi di bialere, cascine sparpagliate ed il ricordo di una grande battaglia tra piemontesi e francesi. Infatti, a conferma di ciò, i contadini mostravano orgogliosamente ai “cittadini” giunti fin lì per gustarsi un bicchiere di vino al fresco dell’ombra di una tòpia, numerosi pilonét concentrati in quella zona, e sistemati lungo stradicciole o nei cortili delle vecchie case. La particolare ricchezza d’acqua della zona attirò i primi industriali di quella parte di secolo ormai votata entusiasticamente al progresso, facendo sì che gli antichi proprietari, generalmente appartenenti all’antica classe nobiliare ormai rimasta orfana del Re, andato prima ad abitare a Firenze quindi a Roma, cedessero loro le proprie terre, diventate dispendiose e gravose per le loro esangui finanze. Succedeva così che, intorno al 1880, la famiglia Alfieri di Sostegno vendesse i propri terreni alla Ditta Emmanuel Levi e Figli, banchieri, i quali suddivisero gli appezzamenti in lotti più piccoli per rivenderli agli abitanti dei paesi vicini, allettandoli con la proposta di una casetta con orto attiguo. Nasceva così la Borgata Levi.

borgo vittorio

In quei tempi, l’attaccamento a valori quali la Fede e la Patria era decisamente più sentito che non oggi, per cui non stupisce il fatto che i primi abitanti della Borgata Levi lamentassero la mancanza di una chiesa: “Una lagnanza muovevasi dai nuovi acquisitori, ed era la privazione della Chiesa, temendo, e con ragione, per la prole, che crescere doveva senza timor di Dio, senza istruzione religiosa” (Bollettino dell’Opera di Nostra Signora della Salute, febbraio 1899). I Levi decisero dunque di donare un appezzamento di terreno che fosse destinato alla costruzione di una chiesa cattolica, a condizione che i promotori dell’iniziativa presentassero la somma di denaro necessaria per la stipula dell’atto ed un disegno dell’edificio da costruirsi. Venne costituita così l’Opera di Nostra Signora della Salute, che ottenne la donazione del terreno il 26 luglio 1887, con l’ulteriore vincolo imposto che la chiesa venisse aperta entro cinque anni e dichiarata ultimata dall’autorità ecclesiastica entro dieci, pena la restituzione del terreno alla famiglia Levi.
Fin dalla costituzione dell’Opera, venne scelto di dedicare l’erigendo santuario a Maria Salvezza della Patria e Salute degli Infermi per due motivi: non si era ancora spento il ricordo del colera detto asiatico, che nel 1835 aveva mietuto numerose vittime dietro Porta Palazzo, e le zone in cui sorgeva la borgata erano ricche di acque, potenziali ricettacoli del morbo; nel contempo si voleva ricordare quella battaglia, combattuta poco meno di due secoli prima, ed i suoi soldati, caduti per difendere il nome di casa Savoia. Si diede quindi inizio ai lavori di scavo per gettare le fondamenta della chiesa; contemporaneamente si continuava a costruire case nei vari lotti che mano a mano venivano venduti. Durante lo scasso del terreno, che mai era stato lavorato così in profondità, cominciarono ad affiorare numerosi resti umani frammisti a palle di cannone e quant’altro si potesse rinvenire in un antico campo di battaglia. Ne troviamo cenno nel bollettino dell’Opera in data luglio 1899: “Nelle escavazioni sia delle case circostanti, sia nella Chiesa provvisoria ed annessi fabbricati, si era trovata buona copia di ossami, evidentemente resti preziosi dei caduti nella giornata memoranda, qui combattuta il 7 settembre 1706.”.
L’emozione del ritrovamento fu grande, tanto che si decise di dare degna sepoltura a quelle povere ossa provvedendo a tumularle in un primo ossario provvisorio, da erigersi al centro del borgo che velocemente andava popolandosi. L’ossario venne benedetto il 12 maggio 1891 durante una cerimonia solenne. Ce ne fornisce la descrizione ancora il bollettino, in data maggio 1891: “L’Ossario è in semplice muratura con una lastra che lo copre sormontato da una croce. Sulla parete esterna a sud una lapide ricorda l’avvenimento con queste parole: DEPOSITO DELLE OSSA DEI PRODI – CADUTI NELLA GIORNATA – DEL 7 SETTEMBRE 1706.”. Borgata Levi ora comincia a chiamarsi, a ragione, Borgo Vittoria. (dal web)